Le Vigne di Elisa Bonaparte Baciocchi

L’Italia era la terra preferita della famiglia Bonaparte. Infatti Napoleone Imperatore assegnò ai suoi familiari stati in Italia più che altrove. Ormai da due secoli la nostra penisola era un passaggio obbligato del Gran tour, meta, per il compimento dell’educazione dei giovani aristocratici, scuola unica per artisti e musicisti di tutta l’Europa. Ma la Principessa trovò qui regresso e decadimento risultanti dal malgoverno, dall’ingerenza del clero e dalle superstizioni di un popolo ignorante .Il Principato di Piombino sotto il governo dei Boncompagni Ludovisi era rimasto totalmente estraneo alle Riforme avviate da Pietro Leopoldo nel confinante Granducato di Toscana. I Francesi, eredi dell’Illuminismo e della Rivoluzione, depositari convinti dei migliori valori della civiltà europea, sentivano che spettasse a loro, addirittura che fosse una missione, di portare, di imporre anzi, i benefici delle loro esperienze scientifiche, amministrative e culturali, ai popoli meno fortunati.
La sensibilità e la cultura di Elisa fece sì che lei scoprisse le grandi risorse naturali.

1805-1814: certamente un periodo breve per migliorare radicalmente il territorio di Piombino ma sufficientemente lungo per dare una scossa cosicché Elisa Bonaparte e Felice Baciocchi, delegati dall’Augusto fratello a governare la Costa della Toscana, punto strategico per la navigazione nell’Alto Tirreno e verso la Corsica, vollero conoscere bene il territorio in tutti i suoi aspetti.

Elisa-BonparteCosì si iniziò la bonifica delle paludi costiere, il riassetto legislativo, la creazione della strada della “Principessa” che collega il porto di Piombino all’entroterra e verso San Vincenzo, fece avviare la politica sanitaria per lo sviluppo dell’agricoltura attraverso anche l’introduzione di colture come vigneti, gli oliveti, gli alberi da frutta e ornamentali.

Vennero chiamati nel Piombinese potatori lucchesi per innestare olivastri, così come vennero importati da Marsiglia “magnoli” di vite da impiantare ovunque il terreno lo permettesse.

La Principessa voleva creare vini di alta per mezzo di viti pregiate che proprio per le loro caratteristiche organolettiche superiori, rispetto a quelli locali, avrebbero avuto un mercato più ampio di quello locale, resistito meglio agli spostamenti. Quindi Elisa Baciocchi impartì l’ordine di inviare a Piombino quei vitigni francesi che entravano nella composizione dei tre grandi Crus : lo champagne, i vini di Bordeaux e quelli di Borgogna. Così il 20 Febbraio 1808 il brigantino La Vergine del Rosarioimbarcò un carico di crossettes dal porto di Marsiglia verso Livorno. Parte del carico proveniva da Epernay, nello Champagne, dall’azienda di Jean Remy Moet . Si ipotizza che i vitigni fossero il Pinot Nero, forse anche Chardonnay.

Maggiori notizie invece abbiamo sul carico partito dall’Orto botanico di Marsiglia, anche se la non precisione di allora nella catalogazione non sempre ci aiuta. Si parla infatti di 36400 crossettes di Brunfourca o Brunforxera . Il vitigni in questieno è da uva nera, il Brun Fourca, di antica origine provenzale. Appartiene alla famiglia di Cabernet Franc introdotta in Francia dai Romani nel XI sec. In Val de Loire. Si consigliava di piantarlo a mezza costa.

Poi arrivarono crossettes di mouvedre , vitigno a bacca rossa che appartiene alBandol Rouge. Anch’esso ha origini provenzali e a Piombino si consiglia di piantare in pianura e fondovalle, perché entra tardi in vegetazione e non è sensibile alle gelate primaverili.

Il terzo vitigno in ordine di quantità ad essere inviato fu l’Uni. Vitigno di origine italiana, nella varietà bianca è il nostro Trebbiano di Toscana, introdotto in Francia dai primi colonizzatori romani a partire dal Primo secolo avanti Cristo nella Gallia narbonese. Si diffuse poi verso la parte atlantica cambiando nome, identificandosi con in saint-émilion. E’ ancora il vitigno più usato per la produzione di Cognac e Armagnac.

Arriva anche un Pinot grigio che viene consigliato perché resistente ai trasporti, in purezza . Essendo un vitigno precoce doveva essere piantato vicino alle coste esposte a mezzogiorno.

La spedizione dei vitigni comprendeva anche l’uva passa e l’uva moscata e l’uva salamanna ovvero uva Zibibboo Moscatellone di Spagna.

Queste erano uve da tavola molto richieste al tempo anche grazie alla facilità di appassimento.

Quindi i vini provenienti dall’Orto Botanico di Marsiglia erano di origine Provenzale! I veri vini di Bordeaux non ci sono.

Nello stesso anno Elisa scrivendo al famoso fratello , parla dei successi avuti nello sviluppo del territorio e anche dell’acclimatazione delle viti. Nei boschi di Montioni infatti, tra gli spazi culturali allargati, si era impiantata una vigna moderna all’uso di Bordeaux.